Quella volta alla Selvotta – Uscita 12/13 Gennaio 2020

Quella volta alla Selvotta – Uscita 12/13 Gennaio 2020

Premessa. Questo articolo è scritto solo a scopo informativo, non per offendere nessuno, ma i contenuti espliciti potrebbero rovinare la giornata a chi legge. Le critiche all’artista Ariele Vincenti sono state scritte da un geniale e modesto ragazzo che non ha voglia di prendere in giro nessuno naturalmente e che ha soltanto voglia di far fare un sorriso al lettore. È doveroso fare queste specifiche perché il testo va letto in chiave ironica e perché lo scrittore non è un critico, ma soltanto un adolescente che ha tanta voglia di dire la sua, senza però offendere nessuno.

Arriviamo sotto il ponte di Ariccia alle 16:30. La prima cosa che i capi notano è che mancano 4 guidoni.
Buono, noi abbiamo i nostri stranamente.
Dopo mezz’ora di saluti, partiamo per le vie di Albano, direzione: alloggio maschile. Dei maschi, sì, perché quei simpaticoni ci hanno divisi e le ragazze sarebbero andate a dormire da qualche altra parte.
Sistemati gli zaini continuiamo un’attività sul bullismo. Questa volta dobbiamo scrivere la “sceneggiatura”, il “copione” della situazione che abbiamo già inventato o di cui abbiamo parlato al campo invernale.
Facciamo una grande cena tutti insieme, ognuno doveva portare qualcosa da poter condividere e naturalmente su quel pavimento c’è di tutto e di più.

Dopo aver scelto e consumato il cibo che una persona normale mangerebbe in tre mesi naturalmente, ci incamminiamo per vedere uno spettacolo teatrale. È un monologo di Ariele Vincenti sulle “Marocchinate”.

Col cibo sullo stomaco e la mia personale attitudine a fare figure barbine, devo lottare per tenermi sveglio. A un certo punto qualcuno si sente male e ho il modo di ripensare a quanto sarebbe stato bello questo sabato sera se fossi rimasto a casa. Insomma, apparte qualche battuta carina, lo spettacolo non è stato tutto questo granché, diciamocelo.
Però è la prima volta che andiamo a teatro tutti insieme e quindi dirò: serata migliore non c’è mai stata. Però effettivamente la serata deve ancora iniziare e infatti una ventina di minuti dopo lo spettacolo siamo a Villa Doria per fare la veglia.
Non posso dire di essere esattamente spensierato e abbiamo tutti la strana sensazione che qualche simpaticone sia qui in giro, appostato, pronto a venderci qualche polverina magica o sieri fatati di cui non immaginiamo neanche l’esistenza. Ma sopravvissuti al peggio, torniamo dove avevamo lasciato gli zaini e concludiamo finalmente la giornata con un breve fuoco.

Bam, sveglia e, freschi come l’aria che si respira nei bagni durante i campi estivi e riposati come quando passi la notte a giocare a rugby, ci mettiamo di nuovo in marcia, direzione Selvotta.
Iniziamo subito parlando delle specialità facendo un un noioso gioco di carte basato per l’appunto sulle specialità. Rinvigoriti da quell’ultima ora passata per terra a scambiare le carte e a tirarci ramoscelli e sassi grandi quanto la testa di Davide, ci sfidiamo ad Alce Rossa. Dobbiamo nascondere un foglio di carta rossa e proteggerlo.  Non dobbiamo far scoprire agli avversari cosa c’era scritto su un altro foglio di carta attaccato sulla nostra fronte.
Come sempre, l’astuzia batte la forza bruta e mentre le Pattuglie si attaccano, i Gufi rimangono buoni buoni tra l’erba guardando gli altri affaticarsi, aspettando il fischio di un capo e la fine del gioco.

Devo specificare che chi ha più fogli rossi può vincere, ma chi ha quello con sopra stampato una particolare specialità, passa direttamente in testa. Inutile dire che noi abbiamo il foglio e che abbiamo vinto senza sforzo.

È ora di pranzo e le Pattuglie devono proporre un panino degno del palato dei Capi per vincere una specie di gara gourmet.
I vincitori sono i Corvi che, con un improbabile accostamento di Philadelphia, miele e una spolverata di aiuto Divino, conquistano i giudici se non altro per la creatività.


La prossima volta proveremo a unire porchetta e cianuro. Vediamo chi vince poi, se non ci sono giudici. Dopo pranzo ascoltiamo la specialità di Davide e vediamo quella di Luca.
Ma all’improvviso spuntano tre brutti ceffi vestiti in stile Steampunk.
Sono arrivati sul nostro mondo perché avevano finito il vapore per la macchina o una cosa così, fatto sta che ci invitano a travestirci come loro a Carnevale per farci fare una figura ancora più becera di quella che faremmo di solito.
Ma dopo che le tre strane persone se vanno, arriva un momento speciale: la promessa di Simone!
È stata la sua prima uscita con noi e sembra essergli piaciuta, più o meno, e tutti speriamo che venga più spesso ai campi.
Finita la cerimonia ci siamo incamminati per arrivare dai nostri genitori davanti a un ristorante.
Anche questo campo è finito per l’amor del Cielo e tutti siamo tornati a casa stanchi ma felici.

Flavio

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