Un fuoco di reparto on the Internet

Un fuoco di reparto on the Internet

In condizioni normali sarei stato su un prato umido, con attorno il nero di una notte di primavera rischiarato da un fuoco in un bidone.

Avrei avuto i vestiti verdi e beige della mia uniforme, le ginocchia gelide perché avrei messo i pantaloncini corti, il fazzolettone bianco-blu-bordeaux, sarei stato a lacrimare a causa del fumo che passava sotto i miei occhiali. In condizioni normali.             

Sarei stato circondato dai ragazzi del mio reparto, dalla mia “famiglia” che più boschiva non si può, divisa nelle 5 pattuglie (un reparto si divide in squadre, dette pattuglie). Avrei sentito i miei capi scout intonare il Kamaludu per raggrupparci a quel fuoco luminoso. Il fuoco serale di uscita di Reparto.

Invece al posto del prato umido ho una sedia blu, ho addosso la tuta, la luce proviene dal computer acceso e attorno a me ho libri e matite. Se vi state chiedendo di cosa sto parlando…sono gli Scout ai tempi del Coronavirus.

Questa nuova epidemia ci ha tolto la possibilità di uscire, di ritrovarci, ma non di continuare le attività, di essere amici, fratelli scout anche se in un modo diverso.Se fos simo potuti uscire, i capi ci avrebbero comunicato di fare una scenetta da presentare alla luce del fuoco serale, quasi sempre coperta dalla torcia potentissima del capo-reparto che ci avrebbe accecato, sì, ma almeno si poteva vedere qualcosa. Ci saremmo ritrovati sotto un cielo stellato, di quelli che in città neanche se lo sognano, avremmo condiviso una cena fumosa e piena di risate, dopo aver camminato nei boschi e montato le tende.

 E invece abbiamo stilato un copione, ognuno di noi ha utilizzato la propria fotocamera per farsi dei video in cui recitavamo le nostre battute per poi unirle e farne un dialogo sensato, ognuno chiuso nella propria stanza al riparo da questo virus che ci toglie la libertà ma che ci aiuta a cambiare il punto di vista.

È stata un’ottima pensata, ma… mi manca lo stare insieme, mi manca quel silenzio imbarazzante e di conseguenza le risate di tutti noi quando non si ricorda una battuta, mi manca stare all’aperto con i miei amici invece di vederli attraverso uno schermo, sentire quella bella sensazione di calore quando si sta vicini, abbracciati, con la mente leggera… Ci si scambia confidenze, ci si prende un po’ in giro, si creano consuetudini e si scoprono i sogni. 

Nell’epoca delle tecnologie, dei social io voglio i miei amici, davvero, dal vero!                                                                            

Comunque, la serata degli Oscar si è svolta molto bene. No, abbiamo visto una replica delle premiazioni, no… no. Non siamo QUEL tipo di reparto. Siamo un reparto che i film li fa, non li guarda. Serve una commedia? Ci rivolgiamo alla pattuglia delle Tigri. Preferite azione? Basta chiedere ai Falchi. Un film comico? I Corvi non se lo fanno dire due volte. Ognuno ha candidato il proprio film e i capi, vestiti nei più svariati modi, cercando di assomigliare ad attori, presentatrici o personaggi dei film, hanno ripetuto le loro battute intervallati dai nostri piccoli film.

Ha vinto la pattuglia dei Corvi con un film veramente divertente, con riferimenti e canzoni che magari hanno fatto ridere solo i presenti, ma che sono state veramente esilaranti.

Il video-fuoco serale è terminato con delle parole di orgoglio e quasi di commozione dei nostri capi, erano molto felici che (chi più, chi meno) avessimo partecipato tutti e lì mi sono reso conto di quanto sono stati  importanti per me, per il mio reparto, hanno proposto sempre nuove cose per distrarci e tirarci su il morale, inabissato dai 2 mesi passati in casa, cercando di non lasciare indietro nessuno. Ci hanno fatto sentire che quanto avevamo provato in questi anni di scoutismo insieme aveva creato una specie di primo vaccino contro questo Coronavirus, o perlomeno contro uno dei suoi effetti peggiori: l’isolamento e la solitudine.

Siamo stati isolati, forse sì, ma mai soli.

Ci vuole un po’ di impegno, tanto affetto, la capacità di rimboccarsi le maniche, di lasciarsi contagiare con entusiasmo e non farsi scoraggiare. 

 Ho capito che anche queste sono esperienze che dovrò tenere a mente quando tornerà la normalità, continuare a dare valore a queste serate semplici, per niente scontato stare tra la gente che ti vuole bene e a cui tu vuoi bene.

Luca

Condividi l'articolo sul tuo social preferito!